Problemi di sottopeso nello sport



Gudrun Fröhner

Nello sport agonistico un marcato sottopeso solitamente si collega ad un disturbo alimentare conclamato. Si tratta di un problema che può avere notevoli ripercussioni sulla salute, sulla resilienza e sul rendimento quando si sta programmando una carriera sportiva a lungo termine. Soprattutto fattori di rischio specifici di certe discipline sportive, innescati dal presunto vantaggio in termini di prestazioni sportive, ma anche fattori di rischio generici, come alcune caratteristiche della personalità del soggetto o anche determinate fasi della maturazione fisica (ad esempio problemi con l’elaborazione della pubertà), sono di grande rilievo per l’insorgenza e lo sviluppo di questa condizione.

Le conseguenze negative per l’organismo, che in una certa misura possono svilupparsi non solo in presenza della forma fortemente patologica dell’anoressia nervosa, ma in parte anche quando si tratta dell’anoressia atletica, spesso si palesano solo relativamente tardi, poiché lo sportivo inizialmente si sente particolarmente forte, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico, e spesso sembra mantenersi piuttosto resiliente, nonostante il sottopeso, per un periodo assai lungo. I sintomi predominanti a livello individuale all’inizio sono dovuti ad un metabolismo “a risparmio“ che con il tempo si cristallizza in uno spostamento dei valori nominali sia a livello psicologico che organico, in modo da rendere molto più difficile il ripristino di una funzionalità normale e benefica.

Per il necessario contenimento delle ripercussioni sulla salute in seguito ad un sottopeso marcato associato a disturbi alimentari negli allenamenti sportivi, in linea di principio è fondamentale possedere le necessarie conoscenze sulla corretta alimentazione, sia per implementarla nella misura dovuta sia per adeguare lo stile di vita alla pratica dello sport. Anche nelle discipline sportive nelle quali il basso peso corporeo è valutato anche come fattore determinante ai fini della prestazione, più spesso sono invece gli atleti normopeso quelli che riescono ad avere il migliore rendimento a lungo termine. In particolare, nelle discipline maggiormente esposte ai pericoli dei disturbi alimentari a causa della ricerca della riduzione del peso corporeo, è necessario rilevare e dare giusta considerazione ai segnali precoci di uno sviluppo sfavorevole della condizione fisica. Per riuscire ad effettuare un intervento efficace è spesso necessaria la collaborazione di tutte le parti coinvolte: genitori, allenatori e medici ed è inoltre importante la comprensione e la volontà dell’atleta di lavorare per normalizzare la propria condizione.

Gli allenatori, i genitori e le altre persone di riferimento abbiano adeguate conoscenze riguardo ad uno stile di vita sano e che le trasmettano all’atleta al fine di garantire un’alimentazione adatta alle esigenze (Scheck 2013).
Per prevenire le conseguenze negative dei problemi di alimentazione e di peso sull’organismo, bisognerebbe discuterne spesso e trasmettere le relative conoscenze, soprattutto in presenza di alti carichi di stress e di allenamento: in particolare nelle discipline dove gli atleti sono indotti a pensare di poter migliorare le proprie prestazioni attraverso una riduzione del peso, perché anche un’anoressia atletica può facilmente degenerare nella più grave forma dell’anoressia nervosa, difficilmente trattabile.

Le conoscenze al riguardo sono importanti per indirizzare l’attenzione sulla possibilità dell’insorgenza di condizioni patologiche e dannose in situazioni di deficit metabolico ed anche sulle possibili conseguenze di disturbi persistenti dell’alimentazione. Deve essere chiaro che uno sviluppo sportivo continuo e a lungo termine è indissolubilmente collegato al presupposto di una salute stabile, che è la sola a poter garantire il perdurare di una buona resilienza fisica e del rendimento.
In questo contesto si raccomandano pasti comuni e un’alimentazione molto varia. In presenza di alti carichi di lavoro nell’alimentazione deve essere considerato l’aumento del metabolismo (Herpertz-Dahlmann, Müller 2000; Wanke et al. 2004). Sono proprio i genitori, pediatri, medici curanti e medici sportivi i soggetti ideali per poter riconoscere precocemente i segnali e le prime manifestazioni dello sviluppo di un sottopeso associato a disturbo alimentare ed intervenire tempestivamente e nel modo più adeguato.

Nei bambini ed adolescenti sportivi, in occasione delle visite mediche, è importante valutare l’altezza ed il peso corporeo a distanza semestrale. In caso di anomalie dello sviluppo corporeo i controlli dovrebbero invece essere ravvicinati ad intervalli dalle 4 alle 12 settimane a seconda dei risultati. In quel caso è anche necessario informarsi sul comportamento alimentare, il carico complessivo degli allenamenti, l’attività sportiva e soprattutto sull’adeguamento dell’alimentazione al carico di lavoro.
In particolar modo genitori ed allenatori devono essere in grado di percepere quelle anomalie del comportamento che costituiscono un rischio per l’insorgere di situazioni problematiche con sottopeso associato a disturbo alimentare o che sono indice di un disturbo già conclamato.

Anche agli atleti che desiderano ottimizzare le proprie prestazioni, è necessario chiarire che perfino nelle discipline nelle quali un basso peso corporeo è considerato determinante ai fini del successo, sono quelli con peso e grasso corporeo normali a rimanere al top delle proprie prestazioni per lunghi anni.

Per saperne di più: SDS Scuola Dello Sport n°118. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2018.